Documentata già in epoca medievale, la presenza ebraica a Gorizia si consolidò a partire dal Cinquecento, quando, nonostante le limitazioni e gli editti di espulsione, gli ebrei cominciarono a svolgere un ruolo economico sempre più importante. Il 24 marzo 1684 su ordine dell’imperatore Leopoldo I fu istituito il “ghetto”, situato nella “contrada di San Giovanni”, dove gli ebrei goriziani continuarono a svolgere le loro attività, in particolare la produzione di seta e cera, il prestito di denaro a interesse e il commercio. A partire dalla fine del Settecento con la “patente di tolleranza” emanata da Giuseppe II, che aboliva ogni discriminazione basata su motivi religiosi, agli ebrei fu concessa la possibilità di frequentare l’università e di dedicarsi a qualsiasi mestiere. Tuttavia, solo all’inizio del XIX secolo, all’epoca della breve dominazione francese, essi ottennero il riconoscimento di tutti i diritti civili e l’abolizione del ghetto, diritti che furono in seguito confermati anche dopo il ritorno degli austriaci. Nell’Ottocento gli ebrei goriziani divennero pienamente partecipi della vita civile ed economica della città, espandendo le proprie attività verso la zona commerciale, allora situata nella via Rastello e nella via dei Signori (odierna via Carducci) e stabilendosi nelle nuove “zone residenziali” di via Giardino e corso Francesco Giuseppe (attuali Corso Verdi e Corso Italia).